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E giunto il momento data la crescente elevazione dell'età media
del nostro popolo, dovuta a fenomeni sociali e culturali difficilmente reversibili in
tempi brevi che la nostra azione pastorale ponga attenzione alla terza età in modo
non episodico e marginale, ma organico e permanente.
Le comunità cristiane devono interrogarsi su ciò che possono in concreto fare per
aiutare sia gli anziani a superare la loro delusa solitudine sia le famiglie ad attendere
a un dovere cui non è facile ottemperare nelle concrete condizioni della vita moderna.
Oltre la promozione di iniziative generali (per esempio a carattere culturale e
ricreativo), si possono ipotizzare altri più incisivi interventi, quali la visita
sistematica da parte di gruppi di parrocchiali alle case di riposo.
Dove se ne vede la possibilità, provvidenziale riuscirebbe l'allestimento di attrezzature
idonee, a carattere diurno e sostenute dal volontariato, che, senza sradicare le persone
dall'ambiente loro proprio, possono offrire un concreto e intelligente aiuto all'impegno
del nucleo familiare. La terza età però può e deve essere considerata come un prezioso
potenziale di energie e una risorsa non trascurabile di aiuti per la comunità.
Un gran numero di persone, ancora valide, sono costrette dalle moderne regole sociali a
vivere di tempo libero. Molte di esse attendono solo di essere valorizzate, secondo le
loro capacità e le loro forze effettive. La comunità cristiana deve preoccuparsi di
suscitare in questa parte del popolo di Dio nuove vocazioni ecclesiali. Perchè non affidare loro il servizio di accoglienza nelle parrocchie e la gestione di una vera e propria segreteria
parrocchiale. È una iniziativa con cui si può cercare di ovviare a uno dei più gravi
inconvenienti dell'organizzazione pastorale dei nostri tempi, e cioè il fatto che le
case canoniche per la maggior parte della giornata non sono accessibili neppure
telefonicamente.
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